Origini – ( Balme e Frazioni) Tratto dal libro “ Storia Onomastica delle Valli di Lanzo” scritto da Silvio SOLERO 1955
E’ stato ancora un poeta a dire le origini di questo alpestre e pittoresco villaggio. Scrive il Teologo BRICCO: “Nella parte estrema della valle antichi pastori posero i loro covili in quegli antri ch’essi chiamavan balme ; indi si costruirono stalle e tuguri, dove poi la semplicità del costume s’avvantaggiò mercè i benefici della vita associata”.
Di fatto il borgo è tuttora dominato da rocce sporgenti; ma noi opiniamo che in origine le prime casette dovessero essere addirittura addossate alle roccie, e che soltanto più tardi il paese sia sorto nel luogo attuale.
Nel fondo della valle doveva necessariamente stabilirsi un aggregato di case per utilità dei viandanti che attraversavano il colle d’Arnas da e per la Gallia , fin dai tempi romani. Ma l’unico documento che vive tuttora nel linguaggio del popolo- così tenace conservatore dell’onomastica antica – è il nome Venoni, dato dapprima a tutto il Piano della Mussa (in venonio) e poi rimasto all’Alpe e alla rocca omonima. Se i romani Vennonii possedevano fin dal sec. II dopo Cristo quel fondo rustico, necessariamente doveva esserci un villaggio almeno rudimentale in fondo alla valle.
E’ poi noto che dal secolo VI (anno 576) le nostre valli di pendettero civilmente dai Re di Borgogna, fatto che rende indispensabile continui rapporti tra i nostri paese e il di là delle Alpi.
I primi documenti scritti non risalgono che al 1000: e Balme esce alla luce della storia ancora una volta grazie all’Alpe di Vennonio, passato sotto al dominio dei Vescovi di Torino alti signori delle nostre valli, e dai Vescovi dato in enfiteusi ai monaci benedettini di San Mauro in Pulcherada.
Anche i monaci, benemeriti pionieri dell’agricoltura, mandarono colassù i loro pastori e coloni; ma ben presto dovettero cedere l’Alpe a un conduttore fittavolo: cosa che conosciamo da documenti abbastanza antichi.
Pare che nel corso del 1200 siano sopravvenuti dal Bergamasco a Balme (come in altri paesi delle nostre valli) alcuni pastori con le loro greggie, o minatori trattivi dalla fama delle nostre miniere. Questi chiamavansi Cornetti di cognome e da essi prese nome la frazione di Balme da loro abitata.
Sempre nel corso del 1200 in faccia ai Cornetti (presso a poco nella località ove attualmente si trova il cimitero di Balme) sorgeva una fucina per fondere il ferro ricavato dalle miniere locali: e intorno si costruirono alcune casette rustiche, una delle quali era la casa di Bertetto Moscaino, venuto dalla Val Grande ad abitare nel nuovo borgo. Dalla casa di questo Bertetto il borgo stesso prese il nome di Chiabertetto ( ossia casa di Bertetto); trasformatosi poi nel 1700 in Chialambertetto.
Non dovettero poi tardare a formarsi ( se pur non esistevano già prima di Chiabertetto) i modesti casolari delle Molette e della Molera, così chiamati perché vi si fabbricavano le mole o macine da molino: risulta che già verso la fine del 300 alla Molera esisteva una moleria dei Solero (illorum de soleriis).
Primi abitatori conosciuti
I primi abitanti di Balme che risultano dalle pergamene lanzesi sono nomi di battesimo non ancora seguiti dal cognome e cioè: Gioanni, Guglielmo, Giacometo,Giacobino, tutti de balmis, nominati nei conti della Castellania dal 1308 al 1328. Fuori di questi nomi troviamo un Domenico Corneto nel 1308-10, un Pietro Perino nel 1317-19, un Giovanni Romaneti nel 1326-27. Nella prima metà del 1300 troviamo negli stessi conti che Giacomo di Balme vende un prato e un bosco a Giacobini di Bessans abitante di Ala (1331-34); che Gioanni di Balme vende terra e prati a Gioanni di Gioanni de Michela per 14 lire viennesi 1335: e lo stesso, con Gioanni Corneti vende a Giacomo Borello beni per 64 soldi 1337-38. Si scopre da rotoli degli anni successivi che questi nomi sono da associare al lignaggio dei Solero, Macia (Massa), Cornetto e Girardo.
Cessando i documenti pergamenici della Castellania, Molti nomi si estinguono oppure si trapiantano su ceppi nuovi. Così per esempio, i Cornetti di Balme furono stipiti degli Antonietti, dei Vescatto, dei Bernagione e dei Bricco: e questo proprio nel corso del 1500.
I lignaggi della valle dal 1300 ad oggi (si riportano solo i cognomi della zona di Balme)
ALASONATTI: Tipico cognome alese, ben difficile da riscontrarsi altrove. Si ritiene che gli Alason e gli Alasonatti discendano dal celebre lignaggio dei Leu, iniziato ad Ala nel 1200 con Martino.
BERNAGIONE: Lignaggio balmese iniziato nel 1500 sul ceppo dei Cornetti, e così denominato da un Bernardo o Bernardone (fra i Cornetti abbondava il nome di Bernardo)-
BRICCO: Distito lignaggio, derivato dai Cornetis bergamaschi venuti nel corso del 1200 a stabilirsi nel fondovalle balmese. Fra tutti citiamo i Bricco Giors e Ross che si diffusero alle Molette con discendenza numerosa avuta da donne mondronesi (Colomba e Droetto) e balmesi (Castagneri e Solero). Giorgio di Giangiacomo fu Giorgio, delle Molette, si sposò quattro volte, avendo 7 figli dal 1793 al 1808.
CASTAGNERI: Il più diffuso e vigoroso lignaggio, esteso in tutta la Valle da Ceres a Balme, ricco di ramificazioni in molti altri paesi e a Torino. Il cognome derivò dall’abbondanza dei castagni nelle località primamente abitate dagli antenati di questa stirpe (Ceres e Voragno), nonche dal commercio ch’essi esercitavano di questo alimento un tempo fondamentale nei paesi inalpini.
COLOMBA: Il cognome Colomba al femminile, è rarissimo in Piemonte e in Italia. Invece esso si mantenne costante e senza trasformazioni in Mondrone, dalle origini fino ad oggi. A Mondrone i Colomba sono antichi, perché ricordati già nelle pergamene lanzesi del 1354-57. I Colomba diedero il nome alla parte del borgo dove essi avevano le loro case, a destra cioè del torrente delle Combette: parte ancora oggi chiamata li Columba, mentre la parte che stà al di qua del torrente si chiama li Codéra dai Droetto coderia che primi vi costruirono le loro case nel 1300.
DEMATTEIS: Dal patronimico Matteo, un tempo assai diffuso. Nella nostra valle nel corso del 1200 venne da Béssans (o meglio da Averol in Savoia) un certo ,Matteo con altri savoiardi; e si stabilirono a Balme Mondrone, Ala,Lanzo. Gian Domenico fu Matteo, sposato a Cristina Maronero stava alle Molette.
DROETTO: Incerta è l’etimologia di questo lignaggio, antico ed illustre in alcune terre subalpine. I più antichi forse furono i Droetti Signori di Val San Martino, discendenti dai Raimondo di Pinerolo verso il 1198. E infine troviamo già nel 1300 ma da tempo fortemente stabiliti i Drò e Droetto delle nostre Valli a Lanzo,Mezzenile, Ceres, Cantoira,Ala, Mondrone, Balme. Il primo Droetto da noi trovato è Giaquinio de druet, delle Molere (de mulleriis).
MOLETTO: Questo lignaggio è certamente antico nella nostra Valle, e precisamente a Balme, dove essi presero il loro cognome dal borgo dove si lavoravano le mole o macine da molino: già da antichi tempi erano note le molerie di balme, che lasciarono il loro nome alla Molera e alle Molette. Questo lignaggio si deovette distinguere in più rami: dei Roch e dei Lazari nel 1600; dei Gianetti nel 1600’700; dei Prinsi nel 1700’800; dei Giandumini, dei Moschini e dei Comba nel 1800 e 1900; dei Belandi nel 1990.
Cenni storici sulla Frazione di Molette e sulla sua Chiesa
Il primo abitante di Molette fu un pastore greco, che diede vita al paese costruendo la prima abitazione su un bricco, ottenendo poi il cognome di Bricco.
Queste notizie ci sono trasmesse dal libro ” STORIA DELLE VALLI DI LANZO” , scritto dal discendente del primo abitante, MONSIGNOR SILVIO SOLERO, che aveva ricavato queste informazioni da studi fatti dal teologo BRICCO, anch’egli discendente dal primo abitante di Molette.
Secondi abitanti furono i Moletto. Si trattava di russi che sapevano lavorare la pietra e crearono un’officina per la cosruzione di mole da mulino, per cui ebbero il cognome di Moletto. Di qui nasce il nome del paese, Molette.
Poi giunsero i Demateis. Un certo Matteo, proveniente da Bessan giunse ad Ala.
Un suo discendente, si stabili a Molette. Da ricerche si puo pensare che già nel 1700 fossero presenti in questa frazione. Come tutti gli abitanti dell’epoca erano contadini e avevano qualche armento.
Per ultimi giunsero i Droetto pastori e mandriani. Trascorrevano l’estate sugli alpeggi, dove avevano la proprietà e l’inverno giù in paese.
Poi giunse, proveniente dai Cornetti (una frazione di Balme), la famiglia Castegneri.
Alcuni Castagneri sposarono , poi, alcune ragazze del paese.
Nella prima metà del 1800 Giuseppe Demateis, con altri due uomini di Balme, emigrò alla volta di Torino. Furono tra i primi emigrati da questi paesi. fecero i “brentatori” e Giuseppe ebbe molta iniziativa e , lavorando presso cantine di famiglie nobili, fece una discreta fortuna, che gli permise di fabbricare la casa ai suoi figli e di acquistare buona parte dei prati di Molette Regalò al paese il forno per fare il pane costruito in centro del paese e visibile ancora fino
a qualche anno fa.
Regalò il mulino e uno dei suoi terreni vicino alla Stura Poichè la chiesa di Molette si trova nell’ultimo pezzo di un grande prato già appartenente a Giuseppe Demateis si può pensare che sia a suo tempo sorta su un terreno di questa persona. Questo si potrà eventualmente controllare al catasto, con la collaborazione del nostro Sindaco.
Se pensiamo alla descrizione dei pasti più che frugali, quasi miseri, di queste povere famiglie montanare,e ci soffermiamo su quei pochi oggetti ancora rimasti, donati da questi abitanti alla Chiesa, pensiamo che siano stati frutto di enormi sacrifici e anche di sofferenze e prvazioni, guidati certamente da una fede profonda e non da fanatismo.
Da testimonianze, sappiamo che a quei tempi c’era un sacerdote, Don Didier, che proveniva facilmente da Ceres, del quale la gente di Molette parlava con gratitudine e rispetto.
Egli si fermava in ogni paese per insegnare a leggere e scrivere anche in latino; insegnava le Sacre Scritture e le Lodi. Le preghiere venivano recitate nella Chiesetta di Molette perché, specie di inverno, la chiesa di Balme era molto distante, anche in preparazione delle festività ed in particolare S.Maria Maddalena. Questa era la festa più importante dell’anno per Molette, con la S.Messa, la processione ed il ballo.
Oltre cinquant’anni fa , a Molette , d’estate c’erano le Suore ( probabilmente Francescane ) che ospitavano i missionari e anche alcune signorine. Si avevano anche quattro messe per mattino, perchè i missionari avevano l’obbligo della celebrazione quotidiana.
Il 4 luglio 1936 nella chiesa di Molette si celebrò il funerale di Virginia Demateis, in tempo di guerra furono celebrati due matrimoni. Uno doppio; fratello e sorella Michele e Evelina Bricco con i rispettivi coniugi e appena finita la guerra, quella di Silvio De Bernardi. Era allora parroco Don Guglielmotto.
Poi giunse la colonia Magnoni e Tedeschi, che rimase molti anni. In questo periodo vennero fatti degli spostamenti degli arredi , per far spazio ai bambini nella Chiesa, che era ormai praticamente della colonia e , tolte le persone che riuscivano ad infilarsi negli ultimi banchi,quasi tutti seguivano la messa dall’esterno, seduti sul muretto di pietra e la percepivano attraverso le piccole finestre.
L ultima celebrazione avvenuta a Molette tenuta da Don Botta fù il matrimonio di Albina Castagneri e Ignazio.